Angela viene quindi affidata ad un'altra famiglia, presso la quale rimane per ben otto anni. Alle medie impara il significato della parola abuso e si convince di non averlo mai subito: nel suo libro dichiara che con i grandi non parlava mai di queste cose per non finire di nuovo in orfanotrofio. Intanto, Salvatore è stato riconosciuto innocente prima in Appello e poi in Cassazione e assolto con formula piena: «Il fatto non sussiste [...] Angela, prima di essere sottoposta a indagini e all'inserimento nella struttura assistenziale, non rivelò alcun segno indicatore di pregresso o attuale abuso» scrivono i giudici, evidenziando come «le valutazioni psico-diagnostiche effettuate non abbiano sicura valenza scientifica e siano anzi [state] viziate dall'approccio non sempre corretto [per usare un eufemismo] degli esaminatori» nonché «la debole consistenza intrinseca» delle accuse e le molte «inverosimiglianze e incoerenze». Nelle motivazioni, si apprende anche come «nei numerosi incontri con Antonella [al Caf], Angela sia stata da questa influenzata con discorsi e confidenze poi rielaborati, arricchiti e magari travisati». Salvatore e Raffaella, scagionati da ogni colpa ma nonostante tutto tenuti all'oscuro di dove si trovasse la loro bambina, chiedono alle autorità di poterla finalmente riabbracciare.
Nel settembre del 2001, malgrado l'assoluzione definitiva di Salvatore il solito Tribunale dei minori di Milano, con un ultimo colpo di coda, conferma tuttavia l'adottabilità di Angela, che ormai ha quasi tredici anni. Negando ogni collegamento con la vicenda penale, l'Ufficio riformula la motivazione: ora la causa è la «ridotta capacità genitoriale» dei genitori, sebbene Raffaella per quasi sei anni abbia continuato, nonostante le difficoltà, a crescere l'altro figlio, Francesco. Una decisione crudele, irrazionale, probabilmente dettata dalla volontà da parte del Tribunale di attutire gli effetti dello scandalo creato dalla sentenza della Cassazione e che in qualche maniera era rimbalzato sui vari media italiani. La bambina rimane così con la famiglia adottiva.
Ma quella non era la famiglia di Angela. Come a voler prolungare in qualche maniera la sua sofferenza, i suoi genitori affidatari si dimostrano del tutto insensibili alle sue esigenze di bambina prima e di adolescente poi: di fatto Angela deve vivere la sua vita tra mille costrizioni finalizzate a fiaccare la sua volontà e farle seguire un percorso ben definito, quello stabilito dai suoi falsi familiari. Più volte, a causa del suo carattere ribelle, viene minacciata di essere riportata in orfanotrofio; del resto, la sua famiglia non cesserà mai di mantenere i contatti con l'assistente sociale che aveva seguito la piccola durante la sua permanenza nei centri di affido e con la Della Rosa. Numerosi sono i colloqui psicologici a cui viene sottoposta dal momento in cui viene rilasciata dalle strutture del Cismai sino a quando viene definitivamente adottata, nel 2001: come lei stessa racconta, in queste discussioni più volte si ritorna inutilmente a parlare dei presunti abusi (nonostante l'assoluzione del padre), probabilmente con l'intento di estorcerle una nuova confessione e far così riaprire l'inchiesta contro Salvatore. Ma Angela rimarrà sempre muta, ostinatamente.
Nel febbraio 2004, il Consiglio Superiore della Magistratura delibera la promozione di Pietro Forno per i suoi innegabili meriti femministi: da sostituto procuratore di Milano diventa il "numero due" della Procura di Torino. Francesco Saverio Borrelli lo ha sempre difeso.
Dopo anni di ricerche, Salvatore e Raffaella ritrovano Angela su una spiaggia di Alassio, dove è in vacanza. «Era il 31 luglio 2005 e la riconobbi subito» si illumina Salvatore; non la vedeva da quando aveva sette anni. Con la moglie Raffaella per 8 mesi si accontenta di seguirla da lontano, di vederla uscire dalla messa. Poi, nel marzo 2006, il fratello Francesco le consegna una lettera in cui le racconta la verità: che loro, contrariamente a quanto le avevano fatto credere le abusologhe e i suoi genitori adottivi, non l’avevano mai abbandonata e che anzi la cercavano da anni. Angela decide di tornare dai suoi: quando bussa la prima volta, dopo oltre 10 anni dal rapimento, è sera. Raffaella spalanca la porta e quasi sviene. Madre e figlia parlano tutta la notte, piangono, ridono.
Ma non finisce qui. «Poco prima di tornare a casa definitivamente, un pm ci ha provato ancora. Mi ha detto che se fuggivo di nuovo dalla mia famiglia adottiva, mi avrebbero rispedito in un istituto» ricorda Angela «io gli ho risposto che potevano mandarmi dove volevano, ma che mio padre non aveva mai abusato di me e che, alla fine, sarei tornata dai miei genitori naturali». I giudici a quel punto si arrendono definitivamente.
Oggi Angela ha 22 anni, è fidanzata e vorrebbe aprire un negozio di abbigliamento. Della vicenda le rimane il rimpianto di un'infanzia rubata, di un'adolescenza spezzata, di amicizie e amori mai vissuti; una silhouette nera di un uomo che la scruta, simbolo dei sensi di colpa che, nonostante colpe reali non ne abbia, si porterà dietro per tutta la vita, accompagna e probabilmente accompagnerà per sempre le sue notti e i suoi sogni.
Note e commenti
- Una sentenza del 2008 della Corte di Strasburgo, presso la quale la famiglia di Angela ha fatto ricorso nel 2003, condanna lo Stato Italiano a risarcire lei, i suoi genitori e il fratello per i danni morali subiti a causa dell'interruzione forzata dei rapporti «protrattasi anche dopo l'assoluzione» di Salvatore. Il Tribunale per i diritti umani stabilisce un indennizzo di 20mila euro a testa.
- Luisa Della Rosa è attualmente direttore clinico e scientifico del CTiF di Milano: evidentemente la signora, dopo una gavetta a base di perizie calunniose, è stata giustamente premiata dalle lobby femministe che ormai infestano i gangli della società attuale con un ruolo di responsabilità profumatamente retribuito. Il suo amico Pietro Forno è invece procuratore aggiunto presso la Procura di Milano.
Fonti
- Rapita dalla giustizia: come ho ritrovato la mia famiglia di Angela L.
- Articolo de Il Foglio del 23 marzo 2001 di Cristina Giudici
- La vita in diretta, dichiarazioni di Angela e Salvatore, 26/02/09