Milano, 14 luglio 2011 — Va di nuovo in scena il procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, coordinatore del pool fasce deboli. Stavolta chiede cinque assoluzioni: possibile? Si, perché in questo caso le persone coinvolte non sono accusate di reati sessuali, ma di aver dichiarato il falso e di aver cercato di produrre prove di abusi mai occorsi allo scopo di allontanare due bambini dalla loro famiglia. Imputati nel procedimento sono una preside, Graziella Bonello, due maestre, Teresa Naso e Barbara Mazziotti, un'assistente sociale, Federica Micali, e uno psicologo, Luca Motta.
La vicenda inizia con il ritrovamento di un disegno osé sotto il banco di una bambina di 9 anni in una scuola elementare di Basiglio. Sul foglio di carta erano raffigurati due ragazzini in atteggiamenti sessuali con sotto la scritta «Giorgia [nome di fantasia ndr] tutte le domeniche fa sesso con suo fratello, per 10 euro. A lei piace». Tanto è bastato al Tribunale dei Minori per emettere un provvedimento di allontanamento della piccola dal suo nucleo familiare, con soggiorno presso uno dei rinomati centri CISMAI. Tuttavia, quel disegno era stato fatto da una compagna di classe probabilmente per fare un dispetto. Questo è un punto: la preside e le due maestre, pur sapendo di questo "particolare", avrebbero omesso di riferirlo ai magistrati. Secondo Forno, il fatto non costituirebbe reato perché gli inquirenti non hanno mai chiesto esplicitamente alle docenti se il disegno fosse stato fatto proprio dalla bambina. Il secondo punto riguarda l'assistente sociale e lo psicologo: i due avrebbero costretto il fratello di tredici anni della piccola, anche lui allontanato e costretto in un centro di affido, a confermare i sospetti sulla natura e l'origine del disegno. Per questo fatto, la coppia di abusologi è accusata di lesioni psicologiche colpose, per il trauma causato al ragazzino, e di falso ideologico, per averlo indotto alla menzogna (accusa di cui avrebbe dovuto rispondere la Della Rosa e parecchi altri suoi colleghi diverso tempo addietro). Per Forno tuttavia, sarebbe indimostrabile il nesso causale tra le domande a cui il 13enne è stato sottoposto e il trauma subito per quello che riguarda il reato di lesioni, mentre per ciò che concerne quello di falso ideologico sempre secondo lui la relazione stilata dai due e depositata presso il Tribunale dei Minori sarebbe sostanzialmente corretta nel contenuto. A noi piacerebbe avere accesso a tale documentazione perché non ci capacitiamo di come si possa difendere la buona fede di due individui che hanno cercato di estorcere ad un bambino una confessione di abusi sessuali perpetrati dai propri familiari a danno suo e della sorella.
Insomma, per Forno tutti questi errori non avrebbero rilievo penale. Sta di fatto che due bambini sono stati allontanati dalla propria famiglia e segregati per 69 giorni in un lager a causa della malafede di varie persone, chiaramente colluse tra di loro in quanto accomunate dal medesimo fine, quello di distruggere una famiglia felice.